"Cristo in pietà" (dipinto), Biagio d'Antonio Tucci

http://dati.emilia-romagna.it/id/ibc/IT-ER-RA051/HistoricOrArtisticProperty/142792 entità di tipo: MovableCulturalProperty

L’opera ha avuto all’inizio della sua vicenda storiografica diverse attribuzioni: ad Andrea Utili (a partire dall’Argnani, Montanari, Messeri-Calzi, Buscaroli), a Giovan Battista Utili (De Francovich) e dal 1935 in poi è stata riconosciuta la paternità a Biagio D’Antonio, artista fiorentino uscito probabilmente dalla cerchia del Verrocchio, la cui attività si svolse nella nativa Toscana, a Roma e a Faenza. La datazione dell’opera è stata proposta da Sauro Casadei che la colloca dopo il 1492, anno della fondazione della Banca del Monte di Faenza, proprietaria del dipinto. La surreale illuminazione, in questo sfondo notturno da cui far emergere le figure, mette in evidenza alcuni particolari del dipinto e mostra una sensibilità che è vicina ad esperienze simili condotte dal giovane Leonardo. Esiste anche un’altra opera attribuita a Biagio, avente lo stesso soggetto iconografico, che si trova nella sacrestia del Duomo di Faenza; d’altra parte proprio nella città di Faenza è presente il nucleo più ampio al mondo delle opere dell’artista fiorentino.
"Cristo in pietà" (dipinto), Biagio d'Antonio Tucci 
secc. XV/ XVI 
Biagio d'Antonio Tucci (1440-ca. -1516) 
Cristo in pietà. L’opera è incline al gusto nordico: dal fondo scuro emerge la figura a mezzo busto del Cristo con gli occhi semichiusi e la corona di spine sulla testa, ai suoi lati ci sono due angeli ai quali sono affidati i simboli della Passione (la Croce e i chiodi) che si trovano distribuiti anche sulla cornice, nello sfondo (la lancia, la canna e la colonna) e sul bordo del sarcofago (martello e tenaglia).  
L’opera ha avuto all’inizio della sua vicenda storiografica diverse attribuzioni: ad Andrea Utili (a partire dall’Argnani, Montanari, Messeri-Calzi, Buscaroli), a Giovan Battista Utili (De Francovich) e dal 1935 in poi è stata riconosciuta la paternità a Biagio D’Antonio, artista fiorentino uscito probabilmente dalla cerchia del Verrocchio, la cui attività si svolse nella nativa Toscana, a Roma e a Faenza. La datazione dell’opera è stata proposta da Sauro Casadei che la colloca dopo il 1492, anno della fondazione della Banca del Monte di Faenza, proprietaria del dipinto. La surreale illuminazione, in questo sfondo notturno da cui far emergere le figure, mette in evidenza alcuni particolari del dipinto e mostra una sensibilità che è vicina ad esperienze simili condotte dal giovane Leonardo. Esiste anche un’altra opera attribuita a Biagio, avente lo stesso soggetto iconografico, che si trova nella sacrestia del Duomo di Faenza; d’altra parte proprio nella città di Faenza è presente il nucleo più ampio al mondo delle opere dell’artista fiorentino.  
Cristo in pietà 

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