monumento funebre, Putti Giovanni (1802-1984)

http://dati.emilia-romagna.it/id/ibc/IT-ER-LC-00002/HistoricOrArtisticProperty/71006 entità di tipo: MovableCulturalProperty

Il monumento raccoglie le spoglie di alcuni componenti della famiglia Gandolfi, famosi artisti emiliani del diciannovesimo secolo. Il busto in terracotta fu realizzato da Giovanni Putti, i geni da Giacomo de Maria. Il busto in marmo di Mauro Gandolfi è opera del figlio Democrito, mentre gli ornati sono di Giovanno Callegari.
monumento funebre, Putti Giovanni (1802-1984) 
1802-1984 
monumento funebre 
Calegari Giovanni (1753 -1812) 
De Maria Giacomo (1762 -1838) 
Gandolfi Democrito (1797 -1874) 
Putti Giovanni (1771 -1847) 
gesso 
ferro/ battitura 
intonaco  
marmo bianco  
stucco  
terracotta dipinta 
bibliografia specifica: Ricci C./ Zucchini G., Guida di Bologna nuova edizione illustrata, Bologna, Zanichelli, 1968, p. 185 
bibliografia specifica: Le meraviglie di Bologna La Certosa di Bologna, Bologna, Santarini, 1993, V. VI, p. 91 
Monumento sepolcrale a parete disposto sotto un'arcata. Nella parte superiore il busto del defunto in terracotta dipinta è affiancato su ambo i lati da geni funebri alati e piangenti che recano in mano fiaccole. Sopra il busto sono riportati, in un bassorilievo in gesso, i simboli della pittura e del disegno quali la tavolozza, i pennelli, la carta pergamena e il compasso. Sotto il busto è inserita una lapide in marmo bianco. La parte inferiore del monumento presenta una nicchia centrale fiancheggiata in basso da due lapidi a coronamento semicircolare, in alto da decorazioni in terracotta raffiguranti una clessidra (a sinistra) e una lucerna (a destra). All'interno della nicchia è posizionato un cippo che sostiene il busto marmoreo di un altro defunto della famiglia. 
Il monumento raccoglie le spoglie di alcuni componenti della famiglia Gandolfi, famosi artisti emiliani del diciannovesimo secolo. Il busto in terracotta fu realizzato da Giovanni Putti, i geni da Giacomo de Maria. Il busto in marmo di Mauro Gandolfi è opera del figlio Democrito, mentre gli ornati sono di Giovanno Callegari. 

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