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MAF Museo Archeologico "Tobia Aldini" - Forlimpopoli
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The museum is housed in the fortress built in the late 14th century by Egidio di Albornoz where the Cathedral of S. Maria di Forlimpopoli once stood; this fortress was restored by Pino degli Ordelaffi at the end of the 15th century. The museum’s collections began to be put together in the early 1930s, with archaeological finds and artwork from the city’s churches and municipal deposits, which were collected and ordered by Andrea Benini in the fortress’ east wing. After being separated and improperly transferred in the 1950s, in 1961 thus material was brought back to its original home in the fortress, which had just been restored. The museum was overhauled over the following decade and now provides a chronological exhibition of material tracing the history of the city and its surroundings between the pre-Roman era and the High Middle Ages. After an initial section devoted to material from outside the region, the next section deals with local pre-history and proto-history, featuring interesting material from the lower Palaeolithic, such as tools fashioned out of pebbles dating back to the very first human settlements in Emilia Romagna. The centrepiece of the museum is the large hall dedicated to the ancient Forum Popili build along the Via Emilia, on the left bank of the Ausa torrent. Here, the remains of extensive mosaic floors and wall fragments serve as scenic panels and curtains to highlight items in glass display cases that provide extensive information on the domestic lives of the inhabitants of Forum Popili. The Roman lapidarium, which includes inscriptions of great historic value, adds to the documentation on the city’s political and civil life. The exhibition ends with a sample of Medieval and post-Medieval polychrome pottery found during digs at several sites in the city. E’ allestito nella sale al pianterreno della rocca fatta erigere alla fine del trecento da Egidio di Albornoz sui ruderi dell'antica cattedrale di S. Maria di Forlimpopoli e restaurata un secolo dopo da Pino degli Ordelaffi. Venne formandosi a partire dai primi anni Trenta del Novecento sulla raccolta dei reperti archeologici e degli oggetti d'arte provenienti dagli edifici chiesastici cittadini e dai depositi comunali accorpati e sistemati da Andrea Benini nell'ala orientale della rocca. Disaggregati e impropriamente trasferiti nel corso degli anni Cinquanta del Novecento, nel 1961 i materiali della collezione rientrarono nella sede originaria appena restaurata. Riorganizzato durante il decennio successivo, l'itinerario museale propone in successione cronologica le testimonianze connesse con la storia della città e del territorio fra l'età preromana e l'alto Medioevo. Un recentissimo e integrale riallestimento ha aggiornato completamente il percorso dal punto di vista museografico e comunicativo, arricchendo anche il patrimonio con i frutti dei più recenti scavi e scoperte effettuati nel territorio foropopiliese. All’interno delle sale sono visibili anche i resti della primitiva cattedrale romanica, risalente al XII secolo, dedicata a Santa Maria Popiliense, distrutta nel 1360 dall’esercito pontificio guidato dal cardinale Egidio d’Albornoz. I numerosi reperti, acquisiti a seguito di rinvenimenti casuali e grazie alle campagne di scavo degli ultimi decenni, sono presentati seguendo un criterio cronologico e tematico che consente al visitatore di ricostruire un quadro approfondito del popolamento della città e del territorio dalle epoche più remote fino al Medioevo e oltre. Il percorso espositivo riserva uno spazio specifico alla preistoria e alla protostoria locali. Vi spiccano per interesse i tecnocomplessi del Paleolitico inferiore, rappresentato da manufatti arcaici su ciottolo risalenti ai primissimi episodi di popolamento umano in Emilia Romagna. L'itinerario prosegue con le testimonianze risalenti all'età del Rame e del Bronzo: per i momenti finali di quest'ultimo periodo una particolare segnalazione merita il ripostiglio di oggetti in bronzo (asce, fibule, spade, frammenti di cinturone, vasi in lamina metallica, strumenti e utensili, oggetti da toeletta), ascrivibile al momento di passaggio all'età del Ferro (fine del II - inizi del I millennio a.C.), rinvenuto agli inizi degli anni Duemila presso il Centro Commerciale Bennet. Asse portante del museo è comunque l'ampio salone dedicato all'antico Forum Popili sorto lungo la via Emilia, sulla sinistra del torrente Ausa. Qui i resti di grandi pavimenti a mosaico e i lacerti di rivestimenti parietali si rincorrono come pannelli scenici e quinte, intervallandosi a una ricca campionatura di oggetti nelle vetrine (anfore, lucerne, ceramiche fini o comuni di diversa morfologia e tipologia, utensili adatti a svariate attività e funzioni) che offrono una ricca messe di informazioni sulla vita domestica degli antichi abitanti romani. Fra le produzioni che caratterizzarono l'economia produttiva di questo centro non si possono non citare le anfore vinarie del tipo cosiddetto "Forlimpopoli", riconoscibili per il fondo piatto, sfornate dalle numerose officine specializzate i cui impianti sono stati più volte segnalati a oriente della città nelle vicinanze del torrente Ausa. Contribuisce a integrare la documentazione sulla vita politica e civile della città una serie di iscrizioni di grande valore testimoniale. Il percorso si chiude con una selezione di ceramiche policrome o comuni (dal XIV al XVI secolo) provenienti dagli scavi nell’area della Rocca, eseguiti nella seconda metà del secolo scorso, che svelano alcuni aspetti relativi alla conservazione e preparazione alimentare e alla stoviglieria più fine destinata alla tavola.
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