(Modena)

http://dati.emilia-romagna.it/id/ibc/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/151843 entità di tipo: ArchitecturalOrLandscapeHeritage

- La chiesa di San Giovanni Bosco, assieme alla piscina della Città dei Ragazzi e al verde che svolge una funzione connettiva fondamentale, completa sul finire degli anni Settanta una serie di spazi pubblici del quartiere. Il progetto si deve a Marco Fontana e presenta una soluzione planimetrica del tutto originale rispetto alle numerose sperimentazioni del periodo postconciliare, generalmente improntate a tipologie a capanna. Essa si compone planimetricamente di un triangolo di base su cui si innesta, ruotato, un altro elemento di forma romboidale. Il primo ospita l’aula liturgica, il secondo, connesso internamente al primo, accoglie nel vertice la cappella feriale. I due lati maggiori del triangolo isoscele si protendono inoltre liberi verso l’esterno, formando due bracci divergenti che racchiudono il sagrato. Il ruolo espressivo di linee e spigoli secondo varie angolazioni viene sfruttato anche in alzato: la chiesa si presenta dalla strada come la composizione di due forme incastrate l’una nell’altra; l’aula pare sorgere dal terreno e si innalza rapidamente verso la zona presbiteriale, sul cui sfondo si staglia una luminosa fascia vetrata decorata dall’artista Romano Pelloni. La copertura è formata da travi in legno lamellare, mentre il pavimento è rivestito in moquette. Ulteriore variazione sul tema del triangolo è l’esile campanile a lato dell’ingresso principale, una sorta di traliccio in calcestruzzo armato formato da due elementi inclinati poggianti l’uno contro l’altro. Sorta di rielaborazione di un tradizionale campanile a vela, questo elemento dallo spiccato carattere espressivo assume il carattere di riconoscibile segnale urbano.
(Modena) 
1981-1981 
Fontana M. (progetto) 
- La chiesa di San Giovanni Bosco, assieme alla piscina della Città dei Ragazzi e al verde che svolge una funzione connettiva fondamentale, completa sul finire degli anni Settanta una serie di spazi pubblici del quartiere. Il progetto si deve a Marco Fontana e presenta una soluzione planimetrica del tutto originale rispetto alle numerose sperimentazioni del periodo postconciliare, generalmente improntate a tipologie a capanna. Essa si compone planimetricamente di un triangolo di base su cui si innesta, ruotato, un altro elemento di forma romboidale. Il primo ospita l’aula liturgica, il secondo, connesso internamente al primo, accoglie nel vertice la cappella feriale. I due lati maggiori del triangolo isoscele si protendono inoltre liberi verso l’esterno, formando due bracci divergenti che racchiudono il sagrato. Il ruolo espressivo di linee e spigoli secondo varie angolazioni viene sfruttato anche in alzato: la chiesa si presenta dalla strada come la composizione di due forme incastrate l’una nell’altra; l’aula pare sorgere dal terreno e si innalza rapidamente verso la zona presbiteriale, sul cui sfondo si staglia una luminosa fascia vetrata decorata dall’artista Romano Pelloni. La copertura è formata da travi in legno lamellare, mentre il pavimento è rivestito in moquette. Ulteriore variazione sul tema del triangolo è l’esile campanile a lato dell’ingresso principale, una sorta di traliccio in calcestruzzo armato formato da due elementi inclinati poggianti l’uno contro l’altro. Sorta di rielaborazione di un tradizionale campanile a vela, questo elemento dallo spiccato carattere espressivo assume il carattere di riconoscibile segnale urbano. 

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