episodi del Vangelo; santi (altarolo) (1400-1499)

http://dati.emilia-romagna.it/id/ibc/IT-ER-RA051/HistoricOrArtisticProperty/55201 entità di tipo: MovableCulturalProperty

L'altarolo portatile, ancora goticheggiante, ovvero nelle tipologie artistiche del Trecento e primo Quattrocento può essere annoverato tra gli oggetti di uso religioso, per devozione privata. Si tratta, come ha scritto Anna Tambini nel suo libro sulla storia delle Arti figurative a faenza dedicato al periodo Gotico, di un prodotto della ben nota officina di Baldassarre degli Embriachi, attiva a Firenze nel 1370-1380 e poi a Venezia fin circa al 1430, specializzata sia in avori di carattere profano come i cofanetti e i forzieri scolpiti con scene mitologiche, sia in opere devozionali. L’officina era solita lavorare con metodi seriali che prevedevano in anticipo la fattura delle placchette con i soggetti più richiesti, poi assemblate secondo il prezzo e le richieste della committenza. L’esemplare faentino, giunto in Pinacoteca a seguito delle soppressioni napoleoniche e proveniente dal corredo artistico del convento dei Cappuccini di Faenza, è eccezionalmente integro. Per la complessità delle soluzioni compositive, l’ampiezza dello sviluppo narrativo, l’attenta resa spaziale, l’opera faentina appartiene alla fase di maggior splendore degli Embriachi, come riconosciuto da importanti studiosi, ed è collocabile ad una data intorno al 1400. In tali anni l’officina operava già a Venezia dove Baldassarre si era trasferito per ragioni politiche fra il 1391-1393 e dove muore nel 1406. A dare importanza al trittico è anche la decorazione presente sull’esterno degli sportelli con i due angeli dalle ali appuntite che assecondano il verticalismo dei pannelli e che dimostrano una fattura attenta alle novità tardogotiche del primo Quattrocento.
episodi del Vangelo; santi (altarolo) (1400-1499) 
1400-1499 
L'altarolo portatile, con intarsio in osso, avorio e legno di ebano si presenta in forma di trittico con i laterali mobili in funzione di sportelli. A partire dallo sportello di sinistra abbiamo raffigurato in alto un’Annunciazione, ambientata in un’umile stanzetta e in basso abbiamo due santi: S. Giacomo Maggiore e Antonio Abate. Nello parte centrale è raffigurata in alto la scena della Crocifissione e in basso quella del Battesimo di Cristo; infine nello sportello di destra abbiamo in alto l’Orazione di Cristo nell’orto; in basso vi sono San Michele Arcangelo e Santo diacono (forse Santo Stefano). All'esterno degli sportelli sono dipinti, a monocromo su fondo rosso, due angeli di profilo con le ali appuntite.  
L'altarolo portatile, ancora goticheggiante, ovvero nelle tipologie artistiche del Trecento e primo Quattrocento può essere annoverato tra gli oggetti di uso religioso, per devozione privata. Si tratta, come ha scritto Anna Tambini nel suo libro sulla storia delle Arti figurative a faenza dedicato al periodo Gotico, di un prodotto della ben nota officina di Baldassarre degli Embriachi, attiva a Firenze nel 1370-1380 e poi a Venezia fin circa al 1430, specializzata sia in avori di carattere profano come i cofanetti e i forzieri scolpiti con scene mitologiche, sia in opere devozionali. L’officina era solita lavorare con metodi seriali che prevedevano in anticipo la fattura delle placchette con i soggetti più richiesti, poi assemblate secondo il prezzo e le richieste della committenza. L’esemplare faentino, giunto in Pinacoteca a seguito delle soppressioni napoleoniche e proveniente dal corredo artistico del convento dei Cappuccini di Faenza, è eccezionalmente integro. Per la complessità delle soluzioni compositive, l’ampiezza dello sviluppo narrativo, l’attenta resa spaziale, l’opera faentina appartiene alla fase di maggior splendore degli Embriachi, come riconosciuto da importanti studiosi, ed è collocabile ad una data intorno al 1400. In tali anni l’officina operava già a Venezia dove Baldassarre si era trasferito per ragioni politiche fra il 1391-1393 e dove muore nel 1406. A dare importanza al trittico è anche la decorazione presente sull’esterno degli sportelli con i due angeli dalle ali appuntite che assecondano il verticalismo dei pannelli e che dimostrano una fattura attenta alle novità tardogotiche del primo Quattrocento.  

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