Musei Palazzo dei Pio: Museo Monumento al Deportato - Carpi

http://dati.emilia-romagna.it/id/ibc/IT-ER-MO047 entità di tipo: Museum

The existence of this museum in Carpi is due to the fact that between 1943 and 1944, a transit and concentration camp for prisoners destined for deportation was set up in the hamlet of Fossoli. The Museum’s walls feature graffiti by Picasso, Guttuso, Léger, and Cagli. The Museum also displays some of the deportees’ belongings, letters, and messages. The exterior courtyard features 16 steles bearing the names of some Nazi concentration camps. The Museum was inaugurated to honour the municipal administration’s commitment, made in the immediate post-war years, to commemorate the victims of Nazi-fascist deportations. Indeed, just a few kilometres from the city centre, the hamlet of Fossoli once hosted a transit and concentration camp for Italians about to be deported to Nazi extermination camps. The Museum is located on the ground floor of the Castello dei Pio. It was designed by the studio of the architect Ludovico Belgiojoso (a former camp inmate) after it won an international competition. In the architect’s words, the Museum was designed “to stir emotions even many years after the fact”. It only displays a few objects, placed in the centre of each room and selected by Lica and Albe Steiner on the basis of their ability to portray the living conditions in concentration camps. Although the Museum was inaugurated in 1973, its origins lie in the immediate post-war period and the desire to keep alive the memory of the human sacrifice of Jews and resistance fighters in the nearby Fossoli concentration camp during World War II. The Museum was designed by the BBPR group (Belgioioso, Banfi, Peressutti and Rogers), in collaboration with Renato Guttuso; the municipal administration and the organizing committee motivated their decision to award the project to this team thanks to their success in designing a museum that eschewed trite rhetoric and mundane symbolism. Located on the ground floor of the castle, the Museum has thirteen rooms, some of which feature frescoes celebrating peace and the Italian Resistance and commemorating deportees including Pablo Picasso, Emilio Longoni, Corrado Cagli, Fernand Legér and Renato Guttuso. They are accompanied by the touching, evocative words of members of the European Resistance who were senteced to death: the graffiti on display echo their civilized call for peace. In 1999 the writer Pinin Carpi, son of the Milanese painter Aldo Carpi, donated 150 of his father’s works to the Museum. Aldo Carpi had lived through and depicted the tragedies of the two world wars. In particular, his book Diario di Gusen (Gusen’s Diary) includes pen sketches filled with pathos and photograph-like realism, which tell of the horrors that human beings were subjected to in Nazi camps. The Museum’s exhibitions aim to keep alive the memory of Nazi atrocity, as a warning so that such cruelty may never again take place. It often hosts art or documentary exhibitions that focus on the Italian Resistance, the Jewish Holocaust, and on imprisonment and destruction during World War II, such as Monuments during the war 1943-45, the Allies and damage to Emilia-Romagna’s cultural heritage. The exhibition ends with the Hall of Names: the names of 14,000 Italians deported to Nazi concentration camps are engraved on the walls and ceiling, recalling a similar display in the Prague synagogue. In the Museum’s courtyard, the names of some Nazi concentration camps are engraved on 16 six-meter-high steles, which are shaped like tombstones and point in several directions. In 1984, the Italian government granted the Carpi municipal administration a lease on the site where the Fossoli camp was located. A salvage project is underway; for now, it is possible to visit the remains of the shacks, which were in use until the 1960s, having first housed the Nomadelfia community, and subsequently refugees from Venezia Giulia and Dalmatia.
L'esistenza di questo museo a Carpi è dovuta alla presenza nella frazione di Fossoli, dal 1943 al 1944, di un campo di raccolta e di concentramento di prigionieri destinati alla deportazione. Sulle pareti vi sono graffiti di Picasso, Guttuso, Léger e Cagli. Il museo raccoglie inoltre oggetti, messaggi e lettere dei deportati. Nel cortile esterno sono collocate 16 stele sulle quali sono incisi i nomi di alcuni campi di concentramento nazisti. Il Museo Monumento al Deportato politico e razziale nei campi di sterminio nazisti, progettato dallo studio BBPR, è inaugurato nel 1973. Ispirato ad una concezione antiretorica e fortemente simbolica, il Museo racconta in tredici sale il fenomeno della deportazione nella sua universalità di violenza dell’uomo sull’uomo. I linguaggi artistici e l’allestimento essenziale ed evocativo, coinvolgono il visitatore in un’esperienza fortemente emotiva. II Museo Monumento è stato inaugurato a conclusione di un impegno assunto dal Comune già negli anni dell'immediato dopoguerra per onorare il ricordo delle vittime delle deportazioni nazifasciste. Infatti, a pochi chilometri dalla città, nella frazione di Fossoli, si trovava un campo di raccolta e transito degli italiani destinati a campi di sterminio. Il museo è situato in un'ala del pian terreno del Castello dei Pio. E' stato progettato (dopo un concorso internazionale) dallo studio dell'architetto Ludovico Belgiojoso (anch'esso internato) in una forma che "tende a creare - sono parole sue - un'emozione ancora valida a molti anni di distanza". Pochi gli oggetti, collocati al centro di ciascuna sala, scelti da Lica e Albe Steiner per la forza della loro capacità evocativa delle condizioni di vita nei campi di concentramento. Il Museo Monumento al Deportato è stato inaugurato nel 1973, ma la sua gestazione risale all’immediato secondo dopoguerra affinché rimanesse viva la memoria del sacrificio umano degli ebrei e dei combattenti durante la II Guerra Mondiale nel vicino Campo di Fossoli. Il progetto del Museo veniva espletato dal gruppo BBPR, ossia Belgioioso, Banfi, Peressutti e Rogers, in collaborazione con Renato Guttuso; la motivazione dell’assegnazione dei lavori a questo gruppo d’architetti veniva individuata, dall’amministrazione e dal comitato promotore, nella capacità di aver saputo concepire un museo privo di facile retorica e banali simbolismi. Collocato al piano terra del Castello, esso si sviluppa lungo tredici ambienti, alcuni dei quali affrescati con pertinenza al tema della pace e della Resistenza, commemorando i deportati, da Pablo Picasso, Emilio Longoni, Corrado Cagli, Fernand Legér e Renato Guttuso; e ai quali si alternano suggestivi e toccanti pensieri dei condannati a morte della Resistenza europea che, attraverso il graffito, sensibilizzano civilmente alla pace. Nel 1999 il figlio del pittore milanese Aldo Carpi, lo scrittore Pinin, ha donato al Museo 150 opere del padre che ha vissuto e riportato visivamente le tragedie delle due guerre mondiali; in particolare Il diario di Gunsen, ritratti a disegno densi di pathos redatti con sintetico realismo fotografico, che narrano l’orrore prodotto dai lager nazisti negli uomini. L’attività espositiva del Museo è indirizzata verso la continuità della memoria delle atrocità naziste quale memento e monito affinché non si possano riperpetrare nuovamente altre crudeltà; qui sono spesso realizzate mostre documentarie od artistiche, che abbiano uno stretto legame con la Resistenza, il sacrificio ebraico dell’Olocausto, della prigionia e delle distruzioni provocate dalla guerra come Monumenti in guerra 1943-45, gli alleati e i danni al patrimonio culturale in Emilia Romagna. Il percorso espositivo si chiude con la Sala dei nomi: sui muri e sulle volte sono incisi, come nella sinagoga di Praga, i nomi di quattordicimila deportati italiani nei campi di concentramento nazisti. Nel cortile del museo i nomi di alcuni campi di concentramento nazisti sono incisi su sedici stele polidirezionate, alte sei metri, in forma di lapidi funerarie. Nel 1984 il comune di Carpi ha ottenuto dallo Stato la concessione dell'area dell'ex campo di Fossoli. In attesa dell'attuazione di un progetto di recupero del sito, è possibile visitare quanto rimane delle baracche, utilizzate fino agli anni Sessanta, occupate prima dalla comunità di Nomadelfia e poi dai profughi giuliani e dalmati.
Musei Palazzo dei Pio: Museo Monumento al Deportato - Carpi 
Musei Palazzo dei Pio: Museo Monumento al Deportato 
IT-ER-MO047 
44.7832062 
10.8851524 
1973 

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